Il paradosso di ottobre e la forza sottostante dell’occupazione
Il mercato del lavoro spagnolo ha mostrato un andamento paradossale nell’ottobre 2025 che, sebbene abituale per questo mese di transizione, rivela una forza strutturale senza precedenti da quasi due decenni. I dati pubblicati dal Ministero dell’Inclusione, della Sicurezza Sociale e delle Migrazioni e dal Ministero del Lavoro e dell’Economia Sociale dipingono uno scenario a due facce: da un lato, un notevole incremento degli iscritti alla Sicurezza Sociale, che ha sommato 141.926 contribuenti in media; dall’altro, un aumento della disoccupazione registrata presso gli uffici del Servizio Pubblico per l’Impiego (SEPE) di 22.101 persone.
Questa apparente contraddizione, con più persone che lavorano ma anche più persone iscritte come disoccupate, è la classica manifestazione della fine della stagione turistica estiva. Tuttavia, un’analisi approfondita delle cifre rivela che la tendenza di fondo del mercato del lavoro rimane solidamente positiva. La chiave non risiede nella direzione del cambiamento della disoccupazione, ma nella sua entità. L’incremento di 22.101 disoccupati è straordinariamente basso per un mese di ottobre, un mese storicamente negativo per l’occupazione.
In concreto, questo aumento è inferiore del 65% rispetto alla media registrata per questo mese tra gli anni 2001 e 2024. Lo stesso Ministero del Lavoro ha sottolineato che l’aumento abituale si attesta intorno alle 62.000 persone, rendendo il dato del 2025 “tre volte inferiore alla media storica”. Si tratta, di fatto, del minor incremento della disoccupazione in un mese di ottobre da 17 anni, ovvero dal 2007.
Questo fenomeno suggerisce che il mercato del lavoro spagnolo post-pandemia e post-riforma del lavoro abbia moderato significativamente la sua volatilità. L’economia ha sviluppato una capacità di assorbimento dello shock stagionale molto maggiore, evitando la distruzione di posti di lavoro “traumatica” che caratterizzava i mesi autunnali nei decenni passati. Il totale degli iscritti si mantiene ai massimi storici per un mese di ottobre, sfiorando i 21,84 milioni di contribuenti, mentre la disoccupazione totale si attesta al livello più basso per questo mese dall’inizio della crisi finanziaria.
Questo report analizza in profondità i dati di ottobre 2025. Inizia snocciolando le cifre chiave di disoccupazione e occupati, contestualizzandole con le serie destagionalizzate e interannuali per identificare la tendenza sottostante. Successivamente, seziona le forze settoriali opposte — il motore dell’istruzione e il freno del settore alberghiero — che spiegano l’andamento del mese, così come la diseguale mappa territoriale. Infine, affronta la qualità dell’impiego, la complessa e controversa misurazione della “disoccupazione effettiva” e le valutazioni contrapposte del Governo e delle parti sociali, che avvertono di un “affaticamento” crescente nel tessuto delle PMI e dei lavoratori autonomi.
Riepilogo degli Indicatori del Mercato del Lavoro (Ottobre 2025)
| Indicatore | Dato Ottobre 2025 | Variazione Mensile (Ass.) | Variazione Mensile (%) | Variazione Interannuale (Ass.) | Variazione Interannuale (%) |
| Occupati medi (Sic. Sociale) | 21.839.592 | +141.926 | +0,65% | +507.078 | +2,4% |
| Disoccupazione registrata (SEPE) | 2.443.766 | +22.101 | +0,91% | -158.288 | -6,0% |
| Occupati (dati destagionalizzati) | 21.793.519 | +64.569 | +0,3% | +505.674 | |
| Disoccupazione (dati destagionalizzati) | (Dato non numerico) | -15.256 |
Analisi della Disoccupazione Registrata: Minimi dal 2007 e un Traguardo Storico per i Giovani
Nonostante il rialzo mensile di 22.101 persone, la cifra totale di disoccupati registrati al SEPE si è attestata a 2.443.766. Questo dato consolida una tendenza di fondo molto positiva: è il dato più basso per la disoccupazione totale in un mese di ottobre dal 2007. Con questo risultato, la disoccupazione in Spagna infila sei mesi consecutivi al di sotto della soglia psicologica dei 2,5 milioni di persone, un traguardo che non si raggiungeva dal periodo precedente la crisi finanziaria.
Per comprendere la vera salute del mercato del lavoro, è imprescindibile isolare il trend strutturale dal “rumore” stagionale. I due indicatori chiave per farlo sono la variazione interannuale e il dato destagionalizzato, ed entrambi sono inequivocabilmente positivi.
In primo luogo, il confronto interannuale mostra una robusta riduzione della disoccupazione. A ottobre 2025 ci sono 158.288 disoccupati in meno rispetto a ottobre 2024, il che suppone un’intensa discesa del 6,0%.
In secondo luogo, il dato destagionalizzato, considerato l’indicatore più affidabile della tendenza mensile sottostante, offre la lettura più eloquente. In termini destagionalizzati, la disoccupazione registrata non è aumentata, ma è diminuita di 15.256 persone. Questa cifra dimostra che, una volta depurato l’effetto della fine della stagione turistica, il mercato del lavoro spagnolo continua a ridurre il suo volume di disoccupazione strutturale.
Il Traguardo della Disoccupazione Giovanile
All’interno dell’analisi della disoccupazione, il dato più rilevante di ottobre 2025 è quello relativo ai giovani. Il numero totale di disoccupati sotto i 25 anni si è attestato a 193.798. Sebbene questa cifra rappresenti un aumento mensile di 10.082 persone, prevedibile data l’alta rotazione di questo collettivo al termine dell’estate, lo stock totale di disoccupazione giovanile segna un minimo storico.
Secondo i registri del Ministero del Lavoro, le 193.798 persone registrate costituiscono il dato più basso di disoccupazione giovanile per un mese di ottobre dell’intera serie storica. Questo traguardo suggerisce che il miglioramento della stabilità contrattuale derivato dalla riforma del lavoro del 2021 stia avendo un impatto particolarmente positivo sull’inserimento e la permanenza dei più giovani nel mercato del lavoro.
Il Divario di Genere nella Disoccupazione
L’analisi per genere mostra un aumento della disoccupazione equilibrato in termini assoluti, sebbene l’incidenza relativa sia stata leggermente superiore tra gli uomini. La disoccupazione femminile è aumentata di 11.561 donne, mentre quella maschile di 10.540 uomini.
Il numero totale di donne disoccupate si è attestato a 1.480.465, una cifra che, come il totale generale, è la più bassa registrata in un mese di ottobre dal 2007. Tuttavia, questo dato positivo sulla tendenza non nasconde il problema strutturale del divario di genere. Le donne continuano a essere il volto più visibile della disoccupazione in Spagna: rappresentano il 60,6% del totale dei disoccupati (1,48 milioni su un totale di 2,44 milioni).
Questa realtà è stata sottolineata dai sindacati. Comisiones Obreras (CCOO) ha valutato positivamente la solidità generale dell’impiego, ma ha ricordato che “persistono importanti divari di genere” e che le donne continuano a rappresentare “sei disoccupati su dieci”, esortando a “non rilassarsi”.
Analisi degli Occupati: Un Record Spinto da Donne e Istruzione
Sul fronte della creazione di posti di lavoro, i dati degli iscritti alla Sicurezza Sociale confermano la forza del sistema, che sfiora il massimo storico assoluto raggiunto in estate. Il numero medio di contribuenti si è attestato a 21.839.592 persone. Questo risultato rappresenta il secondo miglior mese di ottobre dell’intera serie storica. L’unico ottobre che ha superato questa cifra è stato quello del 2021, un anno segnato dall’atipico rimbalzo post-pandemico.
Il sistema ha aggiunto 141.926 occupati in più rispetto a settembre, un incremento mensile dello 0,65%. Il Ministero dell’Inclusione ha evidenziato che le registrazioni giornaliere degli occupati si sono mantenute sopra i 21,8 milioni quasi tutti i giorni del mese.
La robustezza della tendenza è confermata, ancora una volta, dalla prospettiva interannuale e dai dati destagionalizzati. Nell’ultimo anno, il sistema ha guadagnato 507.078 occupati, con una potente crescita interannuale del 2,4%. Da parte sua, la serie destagionalizzata, che misura la tendenza reale del mese, ha segnato anch’essa un nuovo massimo storico, attestandosi a 21.793.519 contribuenti dopo aver sommato 64.569 occupati netti.
Il Record Storico dell’Occupazione Femminile
La “grande notizia del mese”, nelle parole della Ministra dell’Inclusione, Elma Saiz, è l’andamento dell’occupazione femminile, che è stata il vero motore dell’impiego in ottobre.
La crescita mensile non è stata affatto equilibrata. Mentre l’occupazione maschile è cresciuta di 31.955 unità, quella femminile è esplosa con 109.972 nuove contribuenti. Ciò significa che le donne hanno rappresentato il 77,5% dell’intero incremento netto degli occupati in ottobre.
Grazie a questo impulso, il numero totale di donne iscritte alla Sicurezza Sociale ha raggiunto un massimo storico senza precedenti, attestandosi a 10.344.599 lavoratrici. Le donne rappresentano ormai il 47,4% del totale degli iscritti, avvicinandosi alla parità. Secondo il Ministero, dall’entrata in vigore della riforma del lavoro, l’occupazione femminile è cresciuta del 12,4%, un ritmo superiore di 2,8 punti rispetto a quello maschile.
Confronto Pre-Pandemia: Un Guadagno Strutturale di 2,4 Milioni di Posti di Lavoro
Per valutare la dimensione della ripresa e della trasformazione del mercato del lavoro, è utile ampliare la prospettiva oltre l’ultimo anno. Il livello attuale di occupati, 21,84 milioni, contrasta con le cifre precedenti la pandemia. A fine 2019, prima della crisi sanitaria, il sistema contava 19,4 milioni di iscritti.
Ciò implica che negli ultimi cinque anni — un lustro segnato da una pandemia globale, una crisi degli approvvigionamenti, una guerra in Europa e un’escalation inflazionistica e dei tassi di interesse — l’economia spagnola è stata in grado di generare circa 2,4 milioni di posti di lavoro netti. Inoltre, questa crescita si è concentrata in modo particolarmente intenso in settori ad alto valore aggiunto, come l’Informazione e la Comunicazione o le Attività Professionali, Scientifiche e Tecniche.
Il Motore e il Freno: Radiografia della Dicotomia Settoriale
Il dato netto degli occupati (+141.926) nasconde una realtà settoriale estremamente polarizzata. La crescita dell’occupazione a ottobre non è stata generalizzata; al contrario, è stata il risultato di due forze massicce e opposte che si sono parzialmente neutralizzate: l’inizio dell’anno accademico e la fine della stagione turistica.
Il Motore (Istruzione): La “forte spinta” dell’Istruzione è stata il fattore determinante. Questo settore da solo ha aggiunto 167.323 nuovi occupati, uno spettacolare incremento mensile del 14,8%. Questo aumento, legato all’inizio dell’anno scolastico e universitario, è stato l’unico responsabile del saldo positivo aggregato.
Il Freno (Alberghiero e Sanità): Sul fronte opposto, il settore Alberghiero e della Ristorazione ha riflesso la fine dell’alta stagione con una distruzione di 50.594 posti di lavoro, un calo mensile del 3,08%. A questa flessione si è aggiunto, in modo significativo, il settore delle Attività Sanitarie e dei Servizi Sociali, che ha perso 34.341 occupati, presumibilmente per la fine dei contratti di sostituzione estiva.
La conclusione analitica è netta: se il settore dell’Istruzione ha guadagnato 167.323 posti di lavoro, ma la crescita netta totale del sistema è stata di 141.926, ciò implica matematicamente che il resto dei settori dell’economia spagnola, nel loro complesso, ha distrutto 25.397 posti di lavoro netti in ottobre. Questa prospettiva ridimensiona completamente il trionfalismo del dato globale, che è dipeso esclusivamente da un singolo settore.
L’analisi della disoccupazione registrata per settori rafforza questa visione. La disoccupazione è cresciuta, come prevedibile, nel settore dei Servizi (+18.496 persone), che ingloba l’attività turistica. È aumentata anche nell’Industria (+1.148) e nell’Agricoltura (+1.270).
L’unico settore a registrare un dato positivo sul fronte della disoccupazione è stato l’Edilizia, dove la disoccupazione è diminuita di 2.121 persone.
Il Motore e il Freno (Variazioni Settoriali Chiave, Occupati e Disoccupati)
| Settore | Variazione Occupati (Mensile) | Variazione Disoccupazione (Mensile) |
| TOTALE SISTEMA | +141.926 | +22.101 |
| Istruzione | +167.323 | (Incluso in Servizi) |
| Alberghiero/Ristorazione | -50.594 | (Incluso in Servizi) |
| Sanità | -34.341 | (Incluso in Servizi) |
| Servizi (Totale) | (Dato non disponibile) | +18.496 |
| Edilizia | +15.347 | -2.121 |
| Industria | +3.865 | +1.148 |
| Agricoltura | (Dato non disponibile) | +1.270 |
La Mappa del Lavoro di Ottobre: Crescita Asimmetrica
La tensione settoriale ha avuto un riflesso diretto sulla geografia dell’occupazione, con un andamento molto diseguale tra le comunità autonome. Gli occupati sono cresciuti in 11 regioni e diminuiti nelle restanti 6, mentre la disoccupazione, in un’onda uniforme, è aumentata in tutte le 17 comunità autonome.
Radiografia degli Occupati (Vincitori e Vinti):
La crescita degli occupati si è concentrata nelle grandi regioni, spinta principalmente dall’inizio dell’anno accademico. La Comunità di Madrid ha guidato la creazione di posti di lavoro con 49.445 nuovi iscritti, seguita dalla Comunità Valenciana (+36.459) e dall’Andalusia (+29.544). Anche la Catalogna ha registrato un andamento positivo, aggiungendo 19.206 occupati e raggiungendo un nuovo record storico di 3,88 milioni di lavoratori. All’estremo opposto, la fine della stagione turistica ha colpito duramente le Isole Baleari, che hanno guidato i cali con una perdita di 34.936 occupati.
Radiografia della Disoccupazione (Aumento Generalizzato):
A differenza degli occupati, l’aumento della disoccupazione è stato un fenomeno generalizzato. Gli incrementi maggiori in termini assoluti si sono registrati in Castiglia e León (+2.545 persone), Andalusia (+2.535) e Catalogna (+2.423).
La Disconnessione Territoriale: Più Occupazione e Più Disoccupazione allo Stesso Tempo:
L’analisi incrociata delle due variabili rivela una delle dinamiche più complesse del mercato spagnolo: la coesistenza di una forte creazione di posti di lavoro e un aumento simultaneo della disoccupazione nella stessa regione. I casi dell’Andalusia e della Catalogna sono paradigmatici.
Entrambe le comunità si sono classificate tra le prime 3 per creazione di occupati e, allo stesso tempo, tra le prime 3 per aumento della disoccupazione registrata. Questa apparente contraddizione si spiega con un’elevata rotazione del lavoro e, soprattutto, con l’ingresso di nuovi richiedenti impiego.
La Mappa del Lavoro (Variazioni per Comunità Autonome chiave, Ottobre 2025)
| Comunità Autonoma | Variazione Occupati (Ass.) | Variazione Disoccupazione (Ass.) |
| C. di Madrid | +49.445 | +2.281 |
| C. Valenciana | +36.459 | (Dato non rilevante) |
| Andalusia | +29.544 | +2.535 |
| Catalogna | +19.206 | +2.423 |
| Castiglia e León | (Dato non rilevante) | +2.545 |
| Isole Baleari | -34.936 | +1.631 |
Il Dibattito sulla Qualità dell’Occupazione: Meno Contratti, ma Stabili
L’analisi della qualità dell’occupazione, misurata attraverso le assunzioni, offre un’immagine di consolidamento, sebbene con segnali di rallentamento nei flussi di entrata. Nel mese di ottobre sono stati firmati 1.510.580 contratti.
Di questo totale, 643.183 erano contratti a tempo indeterminato. Questo porta il tasso di assunzioni a tempo indeterminato al 42,6% del totale dei nuovi contratti. Questa percentuale consolida l’impatto strutturale della riforma del lavoro del 2021, mantenendo la proporzione di stabilità a livelli molto superiori al 10%-15% abituale nell’era pre-riforma.
Lo stock di posti di lavoro, quindi, è indiscutibilmente più stabile. Il sindacato CCOO ha sottolineato che, nell’ultimo anno, gli occupati con contratti a tempo indeterminato pieno sono cresciuti di 310.000 unità, mentre quelli con contratto a tempo determinato sono diminuiti di 24.000.
Le “Postille” dei Contratti a Tempo Indeterminato e il Rallentamento del Flusso
Tuttavia, un’analisi più dettagliata dei flussi di assunzione rivela sfumature importanti. La composizione dei 643.183 nuovi contratti a tempo indeterminato firmati a ottobre è stata: 260.993 a tempo pieno, 213.643 intermittenti a tempo indeterminato (i fijos discontinuos) e 168.574 a tempo parziale.
Il principale campanello d’allarme non è la foto attuale, ma il confronto interannuale. Il ritmo di firma di nuovi contratti a tempo indeterminato sta frenando. A ottobre 2025 è stato firmato il 3,16% in meno di contratti a tempo indeterminato rispetto a ottobre 2024.
Questo calo è stato particolarmente accentuato nella modalità dei contratti intermittenti a tempo indeterminato, le cui firme sono diminuite del 6,45% su base annua. Questo dato è significativo e suggerisce che il grande shock di trasformazione da contratti a termine a intermittenti stabili potrebbe star esaurendo la sua corsa.
La Polemica Centrale: Disoccupazione Registrata vs. “Disoccupazione Effettiva”
Uno dei dibattiti più intensi nel mercato del lavoro spagnolo è il divario (la brecha) tra la cifra ufficiale di disoccupazione registrata (i 2,44 milioni riportati dal SEPE) e il concetto di “disoccupazione effettiva”. Questo dibattito si è intensificato dopo la riforma del lavoro.
Diversi think tank e centri studi hanno quantificato questo divario. A ottobre 2025, la differenza tra la disoccupazione registrata e la “disoccupazione effettiva” (richiedenti impiego senza attività) si è attestata a 733.066 persone.
Per capire questa discrepanza, è necessario analizzare le statistiche dei richiedenti impiego del SEPE. A ottobre, c’erano 4,23 milioni di richiedenti impiego iscritti, divisi in “Disoccupati Registrati” (2,44 milioni) e “Richiedenti Occupati” (1,23 milioni).
La categoria dei “richiedenti occupati” è quella che genera la controversia. Il suo volume è cresciuto significativamente dopo la riforma perché include i lavoratori con contratto a tempo indeterminato intermittente (Fijo Discontinuo o FD) che si trovano in un periodo di inattività.
Prima della riforma, un lavoratore stagionale (ad esempio, nel settore alberghiero) aveva un contratto a termine. Alla fine della stagione, il suo contratto scadeva e si iscriveva come disoccupato registrato, gonfiando la cifra ufficiale. Dopo la riforma, quello stesso lavoratore (ora con contratto intermittente) entra in un “periodo di inattività”. Legalmente, non è un disoccupato registrato, ma un richiedente impiego “occupato”, poiché ha un contratto a tempo indeterminato in vigore.
Pertanto, sebbene la cifra ufficiale sia di 2,44 milioni di disoccupati, esiste un collettivo aggiuntivo di almeno 733.000 persone che, pur non figurando come disoccupate, non stanno lavorando e richiedono un impiego.
Il Governo ha risposto a questa polemica. Il Segretario di Stato per il Lavoro, Joaquín Pérez Rey, ha difeso la metodologia statistica, sottolineando che “i dati della disoccupazione registrata sono quelli che sono, si misurano allo stesso modo dal 1985”. Sebbene la metodologia non sia cambiata, la composizione del mercato del lavoro è cambiata drasticamente.
La Controversia sulla Disoccupazione (Ottobre 2025)
| Metrica (Concetto) | Cifra (Milioni) |
| 1. Totale Richiedenti impiego | 4,23 M |
| 2. Richiedenti Occupati (Incl. Intermittenti inattivi) | 1,23 M |
| 3. Disoccupazione Registrata SEPE (Ufficiale) | 2,44 M |
| 4. Divario (Disoccupazione “effettiva” non reg.) | ~0,73 M |
| 5. Totale Indeterminati Intermittenti (Dati EPA T3 2025) | 0,66 M |
La Visione delle Parti Sociali: Ottimismo Ufficiale vs. “Affaticamento” Imprenditoriale
Le cifre di ottobre hanno provocato una netta frattura nelle valutazioni dei diversi attori economici e sociali. Mentre il Governo celebra i traguardi storici, le organizzazioni imprenditoriali e dei lavoratori autonomi pongono l’accento sulla debolezza sottostante del tessuto produttivo.
La Valutazione del Governo (Euforia)
L’Esecutivo ha fornito una lettura marcatamente ottimista. La Ministra dell’Inclusione, Elma Saiz, ha sottolineato il “grande vigore” degli occupati e ha definito il record storico di oltre 10,3 milioni di donne occupate come la “grande notizia del mese”. Il Ministero del Lavoro, da parte sua, ha minimizzato l’aumento della disoccupazione, definendolo “un terzo del solito” e celebrando i minimi dal 2007.
La Valutazione delle Associazioni Datoriali (Avvertimento)
Anche se gli occupati netti crescono, questa crescita non è omogenea. La confindustria spagnola (CEOE) ha identificato “segnali di affaticamento” che si manifestano in una frattura drastica in base alla dimensione aziendale.
I dati del Ministero dell’Inclusione rivelano che le grandi aziende e le microimprese operano in realtà opposte. Mentre l’occupazione su base annua nelle grandi aziende (oltre 499 dipendenti) cresce del 6,5%, nelle microimprese (1-2 dipendenti) cala dello 0,5%.
Secondo la CEOE, sono le grandi corporation a “compensare il calo dell’occupazione nelle microimprese”. Questa “sofferenza” delle PMI è attribuita all’aumento dei costi e alla “mancanza di certezza e sicurezza giuridica”. Le associazioni datoriali segnalano anche l’impatto negativo dei successivi aumenti del Salario Minimo (SMI) in settori specifici, che hanno causato perdite annue di oltre 12.500 occupati in agricoltura e 17.000 nei servizi domestici.
La Valutazione dei Lavoratori Autonomi (Agrodolce)
Anche il regime dei lavoratori autonomi (RETA) riflette questa dualità. Sebbene il saldo netto sia stato positivo (+9.142 iscritti), questa crescita nasconde una grave crisi nei settori tradizionali.
Lorenzo Amor, presidente dell’associazione dei lavoratori autonomi ATA, ha definito la situazione del commercio al dettaglio come una “emorragia“. Il dato più eloquente è che, nel corso del 2025, il settore del commercio sta perdendo una media di 35 lavoratori autonomi ogni giorno. Questa tendenza ha comportato una perdita netta di oltre 10.000 lavoratori autonomi nel commercio quest’anno.
Amor attribuisce questo calo a un ambiente ostile, citando “ogni giorno più ostacoli, più trappole, più obblighi”. La crescita del RETA si sostiene unicamente grazie al boom degli autonomi nei servizi ad alto valore (come Istruzione e Attività Professionali e Scientifiche), mentre i settori tradizionali (Commercio, Alberghiero, Industria e Trasporti) distruggono lavoro autonomo.
La Valutazione Sindacale (Positiva con Riserve)
I principali sindacati, come CCOO, hanno offerto una visione positiva, ma con riserve. CCOO valuta la “solidità” e il “miglioramento della qualità e stabilità” dell’impiego, attribuendoli direttamente al successo della riforma del lavoro. Celebrano il traguardo storico dell’occupazione femminile, ma mettono in guardia contro il “rilassamento”, ricordando che il divario di genere nella disoccupazione (6 disoccupati su 10 sono donne) rimane la sfida principale.
Un Mercato a Due Velocità
L’analisi dei dati del mercato del lavoro di ottobre 2025 offre una conclusione complessa: la Spagna avanza con un mercato del lavoro a due velocità.
Da un lato, la fotografia macroeconomica mostra cifre di indubbia forza. Il mese si chiude con un nuovo record storico di donne occupate, il dato più basso sulla disoccupazione per un ottobre dal 2007 e il minimo storico di disoccupazione giovanile per questo mese. Questi traguardi dimostrano che l’economia spagnola ha acquisito una resilienza strutturale che le permette di assorbire lo shock stagionale della fine del turismo molto meglio che in tutto il ciclo economico precedente.
Dall’altro lato, questa forza macroeconomica nasconde tensioni e debolezze significative. La crescita aggregata degli occupati è dipesa questo mese da un unico settore (Istruzione) e da un unico gruppo demografico (le donne). Il resto dell’economia, nel suo complesso, ha distrutto posti di lavoro.
Questa dinamica rivela la frattura centrale del momento economico attuale: la divergenza tra la salute delle grandi imprese e dei settori ad alto valore aggiunto, che continuano a crescere, e la “sofferenza” e l'”affaticamento” delle microimprese e dei lavoratori autonomi dei settori tradizionali. L'”emorragia” del commercio al dettaglio e la distruzione di posti di lavoro nelle aziende più piccole sono segnali d’allarme che la robustezza dei dati macro non può nascondere.
Il mercato del lavoro spagnolo, quindi, resiste con un dinamismo notevole, ma i “segnali di affaticamento” avvertiti dalle imprese e il rallentamento nella firma di nuovi contratti a tempo indeterminato sono le variabili critiche da monitorare in chiusura d’anno. La riforma del lavoro ha cementato uno stock di impiego più stabile, ma la controversia sulla misurazione della “disoccupazione effettiva” e la fragilità delle microimprese si consolidano come le sue due grandi sfide irrisolte.





